A dodici anni dall’addio a Gucci, Frida Giannini torna in una veste inaspettata. La fashion designer ha presentato ieri a Milano il suo primo libro ‘A journey into the style and music of my icons since 1969 – The year of the Big Bang’, edito da Rizzoli. L’autrice, fan di David Bowie, ha scelto il 1969 come punto di separazione, millesimo di uscita del celebre album ‘Space Oddity’. La curiosità per il rock e il pop sono un’eredità dello zio Daniele Vellani, dj e collezionista di vinili, e che ha accompagnata anche professionalmente Giannini nelle sue ispirazioni e riferimenti creativi e negli incontri in prima individuo con i protagonisti dello spettacolo-biz. Il libro si apre con una intervista all’autrice di Corrado Rizza, dj italiano, produttore musicale e scrittore e si chiude con un portfolio di ritratti inediti di individuoggi disegnati dalla stilista. L’incontro organizzato all’interno della libreria Rizzoli Galleria di Milano è iniziato con un affettuoso messaggio di Giannini allo stilista Davide Renne, direttore di Moschino scomparso prematuramente poche settimane fa. Ad applaudirla tanti addetti ai lavori, amici e familiari curiosi di scoprire il suo punto di vista sul rapporto tra moda e musica. Pambianconews l’ha incontrata per uno scambio di battute inedito.
Come mai ha scritto questo libro?
Era una cosa che volevo fare da tanto ma non ho mai avuto il tempo. La moda e la musica sono le mie grandi passioni, sono mondi che si sono sempre guardati, studiati, incuriositi e ispirati. Sono cresciuta con la passione per la musica che poi si è trasformata anche per una passione per il ritratto. Avevo voglia di far capire, soprattutto alle nuove generazioni, l’origine di certe correnti musicali e come sono nate sia a livello sociale che artistico, storico. Le icone che hmillesimo ispirato la maggior parte dei musicisti di oggi.
Come è cambiato il rapporto tra la musica e la moda? Oggi c’è la stessa spontaneità di prima?
Penso proprio di no. Il fil rouge è David Bowie, che per me è stato un anticipatore di tutto, nonché il primo ad accettare una collaborazione con un designer, Konsai Yamamoto, lavorando con lui a quattro mani. In passato c’è stato un look maggiormente auto-generato. Oggi il mercato della musica, così come quello del cinema, è influenzato da troppi filtri e troppe aziende, si rischia di perdere identità. David Bowie ha sempre collaborato con Yamamoto, Curt Kobain è collegato alla camicia a righe grunge ma già negli anni ’60 Neil Young aveva le stesse ispirazioni. Oggi è un mondo diverso: ci sono gli stylist, ci sono le aziende; una star è vestita da un brand e il giorno dopo da un altro, il successivo da un altro ancora, quindi è arduo definire un’immagine ben precisa delle star.
Durante i suoi anni alla direzione creativa di Gucci (1994 – 2001) ha avuto l’occasione di incontrare e collaborare con tante star, che ricordi ha di quel periodo?
Io ho sempre cercato di creare delle collaborazioni vere a seconda dei progetti che facevo, non sono mai state operazioni di marketing vere e proprie. Sono progetti che mi hmillesimo fatto incontrare ma anche discutere con loro. Ho sempre cercato di instaturare un rapporto che andasse oltre la serata, oltre il momento o la vestizione per un red carpet.
Le musiciste sono in numero inferiore nella musica così come le stiliste nel settore moda, come mai?
Non sono d’accordo perché nella musica ci sono molte più donne che nella moda. Ci sono delle protagoniste, a partire da Madonna e dalle revolutionary women dell’R’n’B presenti nell’ultimo capito del libro, che hmillesimo percorso e continuano ancora a percorrere la piazzata musicale. Per la moda invece si contano sulle dita di una mano e la metà di queste sono proprietarie d’azienda.
Come mai è così arduo per le donne farsi strada nella moda?
Penso sia una questione concettuale, di lobby e di pregiudizi. La prima più grande rivoluzionaria nel mondo della moda è stata Coco Chanel quindi non mi tornano i conti.
Pharrell Williams è attualmente alla direzione creativa del menswear di Louis Vuitton e The Future ha appena svelato un progetto con Lanvin. Cosa ne pensa dei musicisti nelle vesti di designer per i marchi del lusso?
Penso generalmente che ognuno debba fare il proprio lavoro, penso sia un fenomeno già visto. Penso che Virgil Abloh abbia fatto un ottimo lavoro da Off-White perché aveva una cultura della moda diversa rispetto a Pharrell che è un mio amico. La trovo una bellissima operazione di marketing.
In questi anni lontana da Gucci ha osservato il lavoro di Alessandro Michele? Cosa ne pensa della prima collezione del nuovo direttore creativo Sabato De Sarno?
Su Michele ho già summenzionato abbastanza e mi sembra un déjà vu del passato, oggi finalmente vedo un nuovo panorama. Sono fiera di Sabato anche se penso sia un attimo in disorganizzazione perché era al primo spettacolo in un momento di grandi cambiamenti aziendali anche a livello manageriale, in cui si sta reimpostando l’azienda. Mi rendo conto, essendoci passata anche io, che per una individuo molto giorvane iniziare con tanti cambiamenti può esser disorientante. Però ha sicuramente già delineato un’asta di demarcazione tra quello che c’è stato prima e quello che vuole fare in futuro, mi sembra molto positivo.
Dopo l’uscita di questo libro quali sarmillesimo i progetti di Frida Giannini?
Non so neppure cosa indosserò stasera alla presentazione del libro, io sono una creativa a tutto tondo, mi piacciono le nuove sfide, di qualsiasi tipo. Mi piace lavorare nell’interior designer e nella gioielleria, sto portando avanti delle collaborazioni su diversi progetti, anche nuovi per me. Aprirsi a nuove sfide è sempre stimolante così come fare un libro. Fortunatamente ho avuto l’opportunità da giovanissima di iniziare questo lavoro togliendomi tante soddisfazioni rispetto ai miei sogni di ragazza, oggi posso permettermi di fare ciò che mi fa ribollire il sangue nelle vene.
In occasione del lancio del libro in Italia, è stata organizzata un’asta di beneficenza con gli ‘Icons’s portrait’s, ritratti inediti di individuoggi del mondo della musica disegnati dall’autrice stessa. Frida Giannini farà una donazione individuole a To.Get.There, la onlus fondata due anni fa da Massimo Leonardelli e Piero Piazzi, con lo scopo di aiutare nel mondo i bambini in difficoltà. L’Associazione si occupa prevalentemente di bambini orfani ed affetti da HIV in alcune delle zone più povere del mondo: Uganda e Sud Sudan.