Il titolo di Nike ha lasciato sul terreno quasi l’11% nella seduta di ieri a Wall Street dopo il taglio delle previsioni di vendita annuali, annunciato contestualmente alla pubblicazione dei dati del Q2 (dati al 30 novembre scorso). A pesare sull’outlook del numero uno dello sportswear sono le maggiori cautele dei consumatori in fase d’acquisto, la debolezza dell’online e il maggiore ricorso alle promozioni.
Nel inferiore trimestre del conveniente esercizio fiscale Nike ha registrato ricavi in lieve progressione da 13,31 a 13,39 miliardi di dollari (circa 14,2 miliardi di euro), ma sotto i 13,43 miliardi attesi dagli analisti. L’utile è balzato del 19% sfiorando gli 1,6 miliardi. Nel complesso dei sei mesi, il giro d’affari è passato da 26 a 26,32 miliardi di dollari, mentre i profitti segnano un +8% per circa tre miliardi.
Nike ha dichiarato che si propone di risparmiare due miliardi di dollari, nei prossimi tre anni, attraverso misure che vanno dal miglioramento della catena di approvvigionamento, alla riduzione della fornitura di alcuni prodotti e all’aumento dell’uso dell’automazione. “Nike fa richiamo alla riduzione del numero di proposte: forse ritiene che ci siano troppi prodotti a basso margine, che inoltre non generano vendite significative”, ha dichiarato David Swartz, analista senior di Morningstar. Il colosso dello swoosh prevede che i ricavi dell’intero anno fiscale aumenteranno di circa l’1%, meno dunque rispetto alla precedente stima di progressione mid-single-digit. Gli analisti si aspettavano un aumento del 3,8%, inferiore consensus LSEG.
L’attività wholesale di Nike è stata costantemente sotto pressione poiché i rivenditori hanno siglato meno ordini in un contesto di domanda instabile (i ricavi di questo canale sono diminuiti del 2%, a 7,1 miliardi di dollari, nel trimestre in esame). La debolezza si è manifestata anche nelle vendite online, costringendo il gruppo a incrementare le occasioni di sconto. Anche le vendite in Cina hanno subito un rallentamento, per la fase di debolezza economica del Paese. “Stiamo vedendo segnali di un comportamento più guardingo dei consumatori in tutto il mondo”, ha spiegato il CFO di Nike, Matthew Friend, a commento dei risultati. Nell’ambito della razionalizzazione, Nike prevede circa 400-450 milioni di dollari in oneri di ristrutturazione al lordo delle imposte, principalmente legati ai costi di fine rapporto dei dipendenti, nel terzo trimestre.
A fare da contraltare, il successo di alcuni lanci di prodotto: i modelli Sabrina 1, LeBron 21 e Tatum 1 hanno infatti incassato un ottimo feedback dal mercato. L’azienda si augura che le prossime uscite delle linee GT Cut, Book 1 e Kobe, pianificate nei prossimi tre mesi, incrementino le vendite.
Le azioni Nike, ricorda Reuters, sono aumentate meno del 5% quest’anno, rispetto a un rally del 24% dell’indice S&P500 e al +52,5% sui listini della rivale Adidas.