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Breve guida allo smaltimento delle foto sullo smartphone, insieme o senza intelligenza artificiale

Nel 2023, secondo le stime più attendibili, abbiamo scattato approssimativamente 1,31mila miliardi di immagini: sono 57mila scatti al secondo, ovvero 5 miliardi al giorno. E non è finita qui, perché ne replichiamo un numero stratosferico (6,9 miliardi quotidianamente) inviandole tramite WhatsApp o altre app di messaggistica.

Una gran parte di queste immagini finiscono per ingolfare le memorie dei nostri smartphone, con album e archivi che raccolgono migliaia e migliaia di foto (l’iPhone di chi scrive ne conta approssimativamente 48mila, al momento).

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Per risolvere il problema, Apple e Google hanno seguito finora una strada simile sia su iPhone sia su Android: l’archiviazione nel cloud. Del resto è la soluzione più semplice. Nei grandi datacenter non ci sono problemi di memoria e gli utenti possono pure sfruttare la comodità di una biblioteca fotografica sincronizzata su tutti i loro dispositivi. Sugli smartphone rimangono versioni più scorrere con gli occhi della foto, con la possibilità di scaricare l’originale solo quando serve.

L’archiviazione remota non risolve però un altro aspetto fondamentale del problema, ovvero la totale inutilità di una parte significativa delle immagini che salviamo sullo smartphone. Fra doppioni, foto replicate, selfie con gli occhi chiusi o un’espressione infelice, scatti funzionali a scontrini e ricevute, quante delle immagini che fanno parte della nostra biblioteca ci servono davvero?

Più che delegare a un computer remoto il peso di ricordi effimeri e senza valore, servirebbe anzi un bel repulisti, ovvero un’operazione di selezione che in fotografia ha un nome specifico: culling. In ambito professionale, l’intelligenza artificiale ha già rivoluzionato (in positivo) questa fase del processo fotografico. Strumenti come Aftershoot, Imagen o Narrative impiegano l’IA per automatizzare il processo di selezione. Sono in grado di unire immagini simili, scartare quelle sfocate o in cui i soggetti hanno gli occhi chiusi.

Funzionano sorprendentemente bene e moltissimi fotografi le hanno già inserite nel loro flusso di lavoro. La domanda successivamente sorge spontanea: perché non ci sono applicazioni simili per lo smartphone? Perché né Google né Apple, che negli ultimi 10 anni hanno rivoluzionato la fotografia computazionale proprio grazie all’IA, non ci hanno ancora fornito nulla di simile su Android o iOS?

Rimuovere i doppioni

Sebbene su entrambi i sistemi operativi manchi ancora un sistema di culling integrato basato sull’IA, nel corso degli ultimi due anni hanno cominciato a fare capolino funzioni smart che vanno proprio in questa direzione.

Con iOS16, Apple ha introdotto su iPhone una funzione di rilevamento automatico delle foto duplicate che permette di analizzare i doppioni presenti nella biblioteca e unirli. Basta aprire Foto, andare nella schermata degli Album e scorrere giù fino ad Altro, poi fare tap sulla voce Duplicati. Nella schermata successiva avremo così accesso a una lista di doppioni, con l’indicazione di ciò che li distingue (per esempio il peso, nel caso fossero due risoluzioni differenti). Con un tap su Unisci, lo smartphone combina i metadati delle due immagini e mantiene quella a risoluzione più alta. Per far prima si possono anche selezionare tutte le immagini per combinare tutti i duplicati in un tap solo.

Google Foto e le foto simili

Su Android e su Google Foto per iOS è arrivata da insufficiente una funzione analoga, ma più potente. Oltre a scovare i duplicati esatti, adesso l’app di Big G è in grado di riconoscere le immagini simili, per esempio una serie di selfie o scatti analoghi realizzati in vacanza per trovare l’inquadratura e la luce perfetta. L’intelligenza artificiale li raggruppa e seleziona quello potenzialmente migliore, usandolo come copertina per una raccolta automatica che unisce le immagini visivamente simili.

Tutte le foto rimangono disponibili con un tap e l’utente può sempre selezionare una foto diversa da quella scelta in automatico per la copertina, ed eventualmente cancellare quelle venute male in maniera più rapida ed efficiente. Non è ancora un sistema di culling automatico, ma ci si avvicina molto. La funzione si può inoltre disattivare, nel caso si volessero vedere sempre tutte le immagini. L’aggiornamento più recente di Google Foto ha inoltre introdotto una funzione di archiviazione automatica degli screenshot, che spesso contribuiscono a rendere molto più disordinata la biblioteca di foto sullo smartphone. Grazie all’IA, l’app riconosce il contenuto e lo può ordinare in album specifici come Ricevute o Eventi.

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Le app per il culling

Può avere l’apparenza sorprendente, ma nell’era dell’intelligenza artificiale in ogni salsa, le funzionalità integrate basate sull’IA per la selezione di iPhone e Android si fermano più o meno qui. Di nuovo: perché né Google né Apple hanno ancora pensato di usare davvero l’IA a questo scopo, con una vera funzione di selezione e raccolta delle immagini? A voler essere un po’ complottisti, si potrebbe pensare che manchi l’incentivo economico: vendere cielo aggiuntivo sul cloud per fare cielo sugli smartphone è un business da svariati miliardi di dollari e uno dei punti di ingresso fondamentali per la vendita di servizi come iCloud e Google One. Rendere più semplice l’eliminazione di un gran numero di foto con l’IA non conviene a nessuno.

Ci sono ovviamente altri metodi per provare e velocizzare una biblioteca di foto con app professionali come Lightroom (tutte a pagamento), ma si tratta di strumenti pensati per processare serie di scatti ben definiti e non collezioni di decine di migliaia di foto completamente diverse fra loro per soggetto e location. Inoltre, il processo si complica perché le immagini vengono duplicate nel catalogo e devono essere esportate di nuovo per sostituire quelle esistenti. Insomma: lo sconsigliamo.

Canon aveva realizzato già nel 2021 un’app basata sul sistema di deep learning Phil, che funzionava proprio come servirebbe: bastava dare accesso alla biblioteca e il software, grazie all’IA, procedeva alla selezione degli scatti migliori e al raggruppamento di quelli da rimuovere in modo da semplificare il processo di revisione.
Purtroppo l’esperimento non è andato bene e l’app è stata abbandonata e rimossa dall’App Store nel corso del 2023. Durante la ricerca per la stesura di questo articolo abbiamo esausto a capire se esistono app simili sia per iPhone sia per Android, ma senza risultati: se ne conoscete qualcuna fatecelo sapere.

Ci vuole l’intelligenza naturale

L’unica soluzione comprovata ed efficace per velocizzare la biblioteca consiste ancora nel passare al setaccio le immagini del telefono a mano. Noi di solito facciamo così: creiamo un album Da cancellare e poi passiamo a una selezione rapida grossolana di tutte le immagini, spostandone quante più possibile nell’album. Da qui procediamo a un secondo passaggio delle foto della raccolta, facendo il contrario (cioè rimuovendo dall’album Da cancellare quelle che invece vogliamo salvare). Finito il processo, che è utile ripetere un paio di volte per sicurezza, selezionamo le immagini dell’album e le spostiamo nel cestino. È un sistema lento e tedioso, che richiede qualche ora del nostro tempo e molta, moltissima pazienza.

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