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Da 44 a (probabilmente) 12 miliardi di dollari: il valore di Twitter continua a calare

Il 2024 è iniziato decisamente col piede sbagliato per Elon Musk, con brutte notizie che riguardano le due aziende che gli sono probabilmente più care (una perché è la più redditizia, l’altra perché è quella che gli dà più visibilità).

Non solo la cinese BYD, la cui sigla sta per un profetico Build Your Dreams, ha superato Tesla ed è diventata la prima al mondo per vendita di auto elettriche, ma di nuovo l’amato Twitter (oppure X, come lo chiama lui) continua a perdere valore.

Dietro le quinte

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di Emanuele Capone

21 Novembre 2023

Il valore delle azioni di Twitter nel tempo (sembianza da Chartr.com) 

Mesi di stime negative per X

Secondo Fidelity, un fondo di investimento che a ottobre 2022 ha sostenuto con oltre 300 milioni di dollari l’acquisto di Twitter da parte di Musk, oggi la compagnia varrebbe quasi il 72% in meno. Cioè non 44 miliardi di dollari ma 12-13. Forse.

Più precisamente: la valutazione di Fidelity si riferisce non a tutta l’azienda ma alla sua quota azionaria dentro all’azienda, soldi suoi che oggi varrebbero appunto il 28-29% di prima. Inoltre, il report di Fidelity è aggiornato allo scorso novembre e da allora, vista l’iperattività di Musk e il suo rapporto non proprio sereno con gli investitori, le cose potrebbero essere ulteriormente peggiorate.

I siti specializzati che hanno dato spazio alla notizia, da Axios a TechCrunch, sottolineano che “Fidelity doesn’t necessarily have much, if any, inside information on X’s financial performance”, cioè che non c’è certezza su come Fidelity potrebbe essere a conoscenza di informazioni riservate che potrebbero difendere i suoi analisti a dare una valutazione corretta di Twitter. È appunto solo una stima, ma è una stima che arriva dopo mesi di stime di questo tenore e soprattutto dopo un anno notevole difficile per Twitter (che avevamo raccontato qui).

L’obiettivo di Musk: valere 1000 miliardi di dollari

La valutazione è fra l’altro riferita al mese in cui Musk ha discusso apertamente e duramente con gli inserzionisti che stavano lasciando Twitter a causa delle (pressoché nulle) politiche di autocontrollo dei contenuti e di alcune prese di posizione antisemite, arrivando addirittura a invitarli ad “andare a farsi f…”.

Da questo punto di vista c’è poco da precisare: diverse fonti, compreso lo stesso Musk, hanno confermato che per Twitter le entrate pubblicitarie sono diminuite del 40-50% negli ultimi trimestri, e al momento a poco sembrano servire le altre fonti di denaro create, come gli abbonamenti o la vendita di spunte di vari colori. Che evidentemente funzionano poco, tanto che è di questi giorni la notizia che il prezzo di quella dorata, riservata alle aziende, è sceso da 1000 a 200 dollari al mese.

Va di nuovo detto che Twitter/X ha presumibilmente ridotto i costi operativi, visto che l’arrivo di Musk ha provocato il licenziamento di circa l’80% del personale, ma il suo obiettivo di portarla a valere 1000 miliardi di dollari, confermato pure lo scorso agosto, sembra ancora oggettivamente lontano.

@capoema

 

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