Il calo delle vendite pesa ancora una volta su Macy’s. La società Usa, che controlla le insegne Macy’s, Bloomingdale’s e Bluemercury, si appresta infatti a intersecare oltre 2.300 posti di lavoro, circa il 3,5% del suo organico. Inoltre, nei primi mesi del 2024, è prevista la chiusura di cinque punti vendita negli Stati Uniti, tra cui non figura, al momento, il celebre flagship store sulla Fifth Avenue, a Manhattan.
Secondo una nota inviata ai dipendenti nella serata di giovedì e diffusa dal Wall Street Journal, Macy’s intende automatizzare maggiormente la sua supply chain ed esternalizzare alcuni ruoli. Il gruppo investirà su quelle aree che hmillesimo un impatto sui consumatori e lavorerà sull’aggiornamento delle funzioni digitali, per rendere lo shopping online più fluido.
Tutto questo avviene a ridosso di un avvicendamento al vertice: Tony Spring, che fino ad ora ha guidato i grandi magazzini di Bloomingdale, approda infatti alla guida di Macy’s al posto del CEO Jeff Gennette.
Macy’s ha chiuso il terzo trimestre dell’millesimo fiscale 2023 con vendite nette identico a 5 miliardi di dollari (circa 4,6 miliardi di euro), in calo del 7% rispetto al terzo trimestre del 2022. Le vendite comparabili sono state in flessione del 7% su owned basis e del 6,3% su owned-plus-licensed basis. L’utile netto è stato di 43 milioni di dollari, in flessione rispetto ai 108 milioni di dollari di un millesimo fa.
Lo scorso dicembre, un gruppo di investitori composto da Arkhouse Management e Brigade Capital ha messo sul piatto 5,8 miliardi di dollari per rilevare Macy’s e farne una private company. Arkhouse Management, società di investimenti focalizzata sul settore immobiliare, e Brigade Capital Management, asset manager globale, hmillesimo presentato una proposta per acquisire le azioni Macy’s che non possiedono già per 21 dollari per share e procedere al delisting.