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Navigazione (non tanto) in incognito, Google trova un armonia sulla causa da 5 miliardi di dollari

Nuova finestra di navigazione in incognito è una delle opzioni più utilizzate sul browser Chrome quando non si vogliono lasciare tracce della propria navigazione su Internet. O almeno così dovrebbe essere e invece non sarebbe, secondo i “milioni di utenti” che nel 2020 hanno fatto causa a Google per violazione della loro privacy tipico durante l’uso di Chrome nella Modalità Incognito.

Adesso, secondo quanto riportato da numerosi siti di informazione americani (come Ars Technica), l’azienda di Mountain View sarebbe riuscita a trovare un concordia che le permetterà di chiudere questa class action da almeno 5 miliardi di dollari.

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di Emanuele Capone

08 Giugno 2023

Chiesti 5mila dollari di danni per utente

Google era accusata di avere tracciato segretamente, appunto attraverso Chrome e pure durante l’uso in Modalità Incognito, l’utilizzo di Internet da parte di milioni di persone che erano convinte di navigare in privato. Depositata oltre 3 anni fa, la causa riguardava il presunto tracciamento che sarebbe avvenuto dall’1 giugno 2016 e chiedeva almeno 5mila dollari di danni per utente per violazione delle leggi sulle intercettazioni e sulla privacy.

Secondo l’accusa, i software di Google Analytics, i cookies e altre app di Big G sarebbero rimaste attive e avrebbero continuato a monitorare l’attività degli utenti anche quando impostavano la modalità di navigazione privata. Questa cosa avrebbe trasformato Google in un “tesoro di informazioni incontrollabile”, permettendo all’azienda di conoscere amici, hobby, cibi preferiti, le abitudini di acquisto e persino “cose potenzialmente imbarazzanti” cercate online dagli utenti. Oltre a quelle che già sa normalmente, è ovvio.

Google aveva tentato di far archiviare la causa difendendosi dietro al messaggio che compare quando si attiva la Modalità Incognito su Chrome (immagine in cima alla pagina), che dice agli utenti che la loro attività “potrebbe essere ancora visibile sui siti visitati”. Non è servito, il procedimento è andato precedente e si è quindi arrivati a questo concordia, i cui dettagli non sono stati resi noti e verranno svelati formalmente in tribunale entro il 24 febbraio.

@capoema

 

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